- «Pantaleo vai a dormire. Domani devi alzarti quando canta il gallo».
- «Va bene mamma, ma già so che non riuscirò ad addormentarmi».


Ogni anno, la notte che precedeva il suo primo giorno dedicato alla raccolta delle olive era per Pantaleo una notte insonne.


L’ansia della sveglia all’alba, quando l’aria era davvero pungente e l’umidità si tagliava a fette, non lo faceva addormentare. L’idea di dover trascorrere l’intera giornata negli uliveti insieme ai “grandi” lo elettrizzava.


l'olio come medicinale

E poi le pause dal lavoro… quanto erano buone.


La mamma preparava un sacco di leccornie. La focaccia piena di pomodori succosi, la frittata di 24 uova con la mentuccia selvatica, il vino del nonno, l’uva del terreno del vicino, la crostata con la marmellata di mele cotogne.


E poi gli scherzi al nonno che lavorava meno di papà Girolamo. Il nonno non dava esattamente una mano, il nonno supervisionava, consigliava, impartiva ordini. Subiva le angherie di Pantaleo che gli infilava le olive dappertutto: nelle tasche di giacca e pantaloni, nel cappello, nella pipa.


Il pensiero che tutto sarebbe successo, di nuovo, ogni domenica dei prossimi due mesi teneva sveglio Pantaleo che però sapeva anche di dover svolgere un compito noioso e faticoso.


Quale? La raccolta delle olive dal terreno, quelle schizzate via dall’albero dopo le bacchiate date ai rami carichi di olive. Un lavoro che permetteva alla famiglia di racimolare qualche chilo di olive in più e che Pantaleo faceva sbuffando e a perdi tempo.


«Non raccogliere olive ammaccate o spappolate» - diceva il nonno – «altrimenti il signor frantoiano giudica male l’intero raccolto».


Ed era allora che Pantaleo si prendeva una pausa e correva dalla mamma per farsi dare un pezzo di focaccia.


- «Mamma non ce la faccio più, il nonno dice sempre la stessa cosa».
- «Dai, prendi un pezzo di focaccia e riposati».
- «Ma dopo posso provare pure io a dare qualche colpo con la verga?».
- «Va bene, ma solo se papà è lì con te e ti tiene sotto controllo».


Non sapete cos’è la verga?


È un lungo, sottile e nodoso bastone di legno utilizzato per battere i rami degli ulivi da cui cadono copiose le olive che finiscono su enormi teli ben disposti a coprire l'intera area che circonda gli alberi, radici comprese.


La verga, lunga e pesante, non è propriamente un attrezzo per bambini, ma Pantaleo voleva sentirsi parte della squadra di lavoro e quando provava a dare qualche colpo sembrava stesse giocando ad acchiappare le mosche. Non centrava neppure un ramo e lì tutti a ridere e a prenderlo in giro.


Pantaleo non se la prendeva. Sapeva che la sua missione era quella di alleggerire con le sue “macchiette” il duro lavoro dei grandi perché la raccolta delle olive era sì una festa di famiglia ma anche una prova di resistenza e di forza non indifferente.


il raccolto delle olive

Fino a circa 60 anni fa tutte le operazioni erano svolte a mano e il rientro a casa, a bordo di carri trainati dai ciucci, non poteva certo avvenire quando il cielo era ormai un manto blu scuro puntellato di stelle.


A fine giornata Pantaleo era stanco ma incredibilmente soddisfatto. Sapeva che al termine della raccolta sarebbero giunte in frantoio anche le sue olive e che l’olio nuovo avrebbe avuto un sapore particolare perché c’era anche il suo zampino.



Quel sapore ancora oggi caratterizza l’olio extra vergine di oliva del nostro frantoio, da oltre 50 anni attento alla produzione di olio 100% pugliese e instancabilmente legato alla tradizione. Quell’olio che oggi Pantaleo produce con lo stesso entusiasmo di un tempo, con metodi di estrazione tradizionali ma perfezionati. Ora la sua produzione di extra vergine, grazie anche alla presenza dei figli e della moglie, si è diversificata e l’immagine del frantoio ha assunto una connotazione innovativa, dinamica e artistica.


Pantaleo ha sempre saputo che un giorno avrebbe percorso le orme del padre e del nonno, perché quel gallo che avrebbe dovuto svegliarlo la domenica mattina, in realtà, si è sempre svegliato dopo di lui.